martedì 11 maggio 2010

Jéssica 3-5-2010 Perché studiare la letteratura?/ Vespucci

Vespucci (l´equivoco del nome America)


















Relazione della lezione del 3/05/2010 Jéssica Gregório Pereira


Perchè studiare la letteratura?


Per conoscenza e autoconoscenza, per avere elementi di conoscenza sulla cultura, per conoscere l’evoluzione della lingua, può essere un elemento di piacere. La conoscenza e l’autoconoscenza funziona, la letteratura crea un modello chiuso, per esempio, un romanzo, una poesia, un racconto... Questo modello è retto da un sistema energetico interno: sono le figure retoriche, metafore, sinonimie, ecc che stabiliscono il sistema. Il testo diventa una macchina narrativa, questo significa che il lettore è obbligato a cercare e trovare il nunero massimo possibile di questi elementi di tensione. Il testo stabilisce allo stesso tempo un patto con il lettore. In questo senso, i raporto tra il lettore ed il testo, mette alla prova il sistema di lettura del lettore, e la sua carica afettiva (la sua “apertura affettiva”, la sua capacità di assorbimento affettivo). La macchina narrativa potenzializza la motivazione e la carica affetiva del lettore e la riproduce permettendo un insight (cioè una intuizione). Il testo letterario perche è conchiuso ma a ogni interpretazione rimette in moto il suo meccanismo energetico. L’interpretazione ha lo scopo di trovare un nuovo cammino interpretativo, radicalmente differente in grado di esplodere il testo, cioè aprirlo, ottenere un cammino d´ingresso, in modo da ottenere una potenzializzazione delle energie del testo. Un’interpretazione forte condizionerà il testo originale che mai più potrà essere letto in forma indipendente. Questa è un´idea di Harold Bloom, critico americano contemporaneo, autore de L´Angoscia dell´Influenza (tra gli altri libri). Per lui, fondamentalmente la storia della letteratura è edipica, cioè uno scrittore diventa forte quando “uccide” il suo percursore (come quando per la psicanalisi si “uccide” simbolicamente il padre e si acquista la propria libertà) Una letteratura forte, è sempre prodotto di una esperienza forte.
Per fare un esempío riguardante la letteratura italiana: Dante propone un accordo fra due tradizioni: quella classica (greco-latina) e quella cristiana. Dante si appropria della due culture e si fa portavoce della cultura classica (da lui) rinnovata. Questa è una grande novità. La Divina Conedia mescola una lettura “poetica“ e una lettura “teologica”, cioè queste due tradizioni creano una permanente duplicità della lettura di Dante e, difatto, costituiscono un sistema di interpretazione virtualmente infinito. La Divina Commedia inventa un modello di comportamento: linguistico, morale e politico. Nel canto di Ulisse (XXVI), Dante si appropria del mito di Ulisse (Odissea), ma lo trasforma radicalmente. Ulisse assume la mania di viaggiare e in pochi versi invecchia, decide di rivolgere una sfida al passato classico e alla chiesa cristiana. Guida una barca con pochi marinai nell´Atlantico, alla ricerca della montagna del Purgatorio, sapendo che morirà a causa della sua sfida doppiamente eretica, ma lancia il suo proclama:
Canto XXVI, v. 112
“"Considerate la vostra semenza:
fatti non foste a viver come bruti
ma per seguir virtute e canoscenza"”.
L´uomo, quindi, non può arrendersi ai limiti postigli dal mondo classico o cristiano, perché virtude (cioè l´etica) e la canoscenza, cioè la curiosità del sapere lo spingono in avanti, sempre avanti.
Questo Ulisse, che non è più quello di Omero, sarà il modello dei navigatori transoceanici, del sec. XV. Amerigo Vespucci, quando scrive dal nuovo continente, cita questo verso di Dante nel suo “Lettera di Amerigo Vespucci delle isole nuovamente trovate in quattro suoi viaggi”

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