domenica 2 maggio 2010

L´invenzione del mito di Thot Caroline 28-4











Caroline Machado – Lit. I – 28/04/2010

L´invenzione del mito di Thot









Il problema della fondazione di una lingua è singolare.
Abbiamo verificato le problematiche della introudizione nel mondo greco della lingua scritta al tempo di Platone.
In fondo possiamo conisderare che l’invenzione di Platone nel Fedro (e cioè l´aver inventato un mito inesistente di Theut che crea la scrittura e viene per questo criticato), è come se fosse una barzelletta (una “piada”), oppure, un aneddoto o – meglio ancora - un mito creato su misura. Platone aveva un’alternativa nel Panteon greco: che era il mito di Mercurio, cioè, Il messaggero, ma che era considerato anche il dio della scrittura. C´è anche una tradizione, che vuole che Mercúrio corrisponde al Dio greco Hermes che, a sua volta, risale o ha analogie al dio egiziano Thot. In realtà penso che Platone non abbia voluto prendere il mito greco, quello di Mercurio, poiché era cosi noto che averbbe dovuto citarlo in ogni caso, anche negandolo. Invece Platone presenta un nuovo mito, che è quello di Thot mostrando che ha voluto cambiare il mito precedente o ha voluto lasciare la traccia di questo cambiamento per il futuro lettore. Platone ha inserito letteralmente, ha incuneato ho creato un´ossessione su questo problema nella storia della cultura occidentale. Questa premessa sulla storia della scrittura alfabetica e dell´introduzione della stessa (e della lotta che ha causato) mostra quanto la scelta realizzata da Dante possa essere stata altretanto radicale e poiena di conseguenze.

Quella che noi riflettiamo è una storia vista a posteriori (cioè “da dopo “, dal nostro punto di vista e non da quello di “allora”). La storia viene costruita e ricostruita sempre nnon è mai una acquisizione fissa e oggettiva.
La storia della tradizione occidentale, viene costruita, viene montata letteralmente nel 1500, com una preparazione a partire dal 1300 (e alla quale certamente Dante contribuisce). La storia cambia completamente. Nel 1300 abbiamo aspirazioni alla libertà, movimenti eretici, liberazione dell´arte e della letteratura dalle imposizioni di secokli conservatori e legati a un moralismo superato. Nel 1500, dopo aver messo piede nel Continente occupato dagli indigeni di varie tribù, dopo averlo “battezzato” (con un clamoroso errore) “America”, nel nome di Vespucci (e non di Colombo, como avrebbe dovuto essere), dopo averlo occupato e averne sterminato in parte o totalmente lka popolazione originaria, dopo aver acquisito un´identità come “vecchio continente”, la Vecchia Europa forma la sua ideologia e la sua visione del mondo. Il progresso, la scienza, lo sviluppo divengono obiettivi fondamentali. Il resto viene calpestato. Arriva l´Inquisizione.
Dante, è certamente un rappresentante del Medioevo, ma è anche un percursore del Rinascimento. Si può prenedere ad esempio il canto XXVI della Divina Commedia (inferno), in cui il personaggio dell´Odissea di Omero viene riletta e lanciata iin una lotta degna degli esploratori più avventurosi.





Commento al “De Vulgari Eloquentia” (dell´eloquenza volgare, ovvero: della lingua italiana)

In questo testo, Dante parla con uno stile “medievale”, cioè deve rispettare un modo di pensare che era permeato largamente dalla Chiesa Cattolica, la cui visione del mondo dominava..
Comuque, si nota che per lui la prima lingua è il volgare, cioè l´italiano, la lingua popolare e non più iol latino, come veniva considerato fino ad allora. Esempio: “Di queste due lingue la più nobile è la volgare.” (3º parágrafo, 4º linha)
La lingua dei Romani e dei Greci sono chiamate “grammatica”, perchè possiedono una grammatica e hanno uma struttura rigida e devono essere sempre legate a delle regole precise.
In principio, Dante deve fondare la sua visione linguistica su una base teologica nuova, sua personale, che mette in discussione alcuni punti della Bibbia. La sua visione teologica si forma insieme al testo, perché le immagini (fortissime) prendonbo il loro posto e condizionano il testo.

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