mercoledì 30 marzo 2011

“Itaglia[i]”/ Italia: Un paese centrifugo e “litigioso”.

Relazione di Mariana Braga, lezione Fundital del 23-3-2011

Possiamo dire che l’Italia è un paese, la cui tradizione è di carattere centrifugo. Si puó aggiungere che lo stereotipo più usato per definire la convivenza italiana è quello della litigiosità, della rivolta contro il controllo centrale, quella della critica permanente al gioverno… Effettivamente, l´insieme di culture, tradizioni, etnie, lingue e dialetti diversi che vi convivono (negli “ultimi” duemila anni), creano occasioni per dei conflitti, che sono in un certo senso naturali (la diversità dioopinione), ma che nel passato (in Sicilia, con il movimento separatista) e nell´attualità (con una politica della Lega Nord apertamente contraria all´integrazione e che difende un forte razzismo nei confronti degli immigrati) continua ad alimentare problematiche anche drammatiche (difesa in passato delle armi per difendere la seccessione al Nord).

Si può dire che l’unificazione, di cui si celebrano i 150 anni nel 2011, mostra i segnali del suo logoramento (quasi un disastro). Le città italiane convivono male la situazione dell´ unificazione. Inoltre, ci sono molte città in cui un numero consistente dei cittadini è a favore del separatismo, ossia, significa dire che il processo di unificazione è difettoso.

L’Italia è nata come nazione, a partire da una tradizione culturale e da una lingua, prima di divenire uno stato. I monumenti architettonici erano già imponenti (nel 1300-1500) , le chiese erano già magnifiche, l’architettura grandiosa, c’erano gli autori più grandi come Dante, Boccaccio, Petrarca e grandi pittori, scultori e architetti. Un´ipotesi che può essere fatta sul perché il sistema capitalista comincia il suo cammino nella penisola italiana con lle prime città (Venezia, Milano, Roma, Napoli, e sopratutto Firenze) è la seguente: L´impero romano ha lasciato come eredità un enorme patrimonio tecnologico e, allo stesso tempo, c´era un sistema di comunicazioni formidabili.

Su questa base, un´ipotesi è che le città italiane (alcune difese dall´”estero”, cioè dall´impero bizantino) godevoano di particolare libertà (rsipetto alle città francesi o tedesche o inglesi), pur avendo una ricchezza smisurata in tecnologia da utilizzare (mezzi di comunicazione, monete, ecc.). Il costo dell’amministrazione dell´impero era diventato però impraticabile (costo di percentuali che rimanevamnno ai governi provinciali, ai proconsoli, agli amminustratori), per cui non era più possibile un governo centrale. Quando l’imperio romano è crollato, le altre la penisola diviene preda di ambizioni esterne (altri barbari oltre a i Goti, i Longobardi, i Normanni, i bizantini) e, allo stesso tempo, si accende una rivalità fra le città della penisola per l´amministrazione del potere centrale.

L’impero romano aveva sviluppato una enorme rete tecnologica e lascia in eredità questa conoscenza a tutte le città conquistate, ma in particolare alle città della penisola italiana. Il primitivo capitalismo nasce quindi su questo terreno favorevole, e sviluppa ben presto uno strumento fondamentale e semplice: la lettera di credito che, insieme alla conoscenza tecnologicblog a dava un formidabile impulso alle città ex romane e ora medievali. .

L’economia medievale era basata sullo scambio di oro (residuo dell´epoca della fioritura dell´impero) con le spezie dai mercati orientali. Con l’esaurimento dell’oro, i mercanti e gli avventurieri (i navigatori) avevano la necessità di cercarlo in altre regioni. Naturalmente, la situazione per quanto riguardava la sicurezza, dopo il crollo dell´impero, era divenuta critica (banditi, pirati). Erano costanti gli attacci dei “barbari” (sebbene per es. Nel Decameron, si parla di navigatori italiani che, sorpresi dai pirati, a loro volta sono diventati pirati, senza nessun problema “morale”).

L’Italia del 1861 è completamente diversa dell’Italia da quella del ´300: è più povera, è un ´Italia analfabeta e sostanzialmente sottosviluppata.


[i] In “La tenzone” del 1948 Emilio Villa, poeta straordinario, espressionista e avanguardista (1916-2003) scrive: “Itaglia squaldrana, m´han fututo, te sculacia!/ uarda el tuo ducio che s´impizza da piedi sul travone”. In VILLA, Emilio, Opere I.,1989, p 164

Si tratta dell´immagine del duce del fascismo, impiccato per i piedi nel 1945. L´Italia si stava riprendendo da 20 anni di fascismo e dalla Guerra Mondiale.

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