martedì 27 aprile 2010

19/ 04/ 2010 Isabella Pederneira Cinque paradossi della cultura italiana



Dante e Dante in un fumetto

Cinque paradossi della cultura italiana





Dante può essere considerado a ragione il padre della letteratura italiana. 70% della lingua italiana è nella Divina Commedia. Dante há in um certo senso progettato la lingua della cultura italiana. Abbiamo 3 generazioni diverse di scrittori in lingua italiana e tutti e tre sono della stessa regione e della stessa citta: il primo è Dante, poi Boccaccio e Petrarca è l’ultimo. La produzione letteraria dei ter sommi scrittori è estremamente caratterizata. Boccaccio forirà con il suo Decameron il modello della commedia e Petrarca per il sonetto.
Il secondo paradosso è che la letteratura italiana comincia con il suo apogeo, cioé il periodo più alto, che è un controsenso. Questo crea un altro complesso: quello della crisi e della decadenza, ossia: se si comincia al massimo della produzione, si potrà poi solo scendere. Francesco De Sanctis, il primo storico della letteratura italiana nel sec. XIX ha affermato che uno scrittore come Boccaccio rappresenta una crise etica, perché non parla di cose rilevanti, ma di futilità che appartengono al mondo della borghesia (sopratutto perché si occupa di amore e erotismo).
Um terzo paradosso: l’esplosione della nuova cultura si realizza nella città di Firenze. Probabilmente il motivo è da cercare nel fatto che Firenze è la culla e Patria di un nuovo sistema economico, che verrà chiamato ... capitalismo. In una città ricca, con grande produzione e commercio (per l´epoca), si accumulava piú ricchezza. Dunque, questo creava la possibilitá di una nuova figura: il mecenate e l´artista libero, finanziato da questa ricchezza. Forenze diviene meta di molti artisti e intellettuali.
Il quarto paradosso è legato allo sviluppo delle città italiane, sia economicamente che anche culturalmente: Firenze, Venezia, Milano, Roma, Napoli e Genova sono le città piú sviluppate. Nonostante questo presupposto, la penisola italiana non viene unificata. Quali sono i motivi? Schematicamente si puó dire che:
a. Il capitalismo, per svilupparsi, aveva bisogno di una superfície limitata, pari a quella delle città italiane: circa 100 mila abitanti, un po´ di entroterra (ma non molto). In una seconda fase, c´è bisogno di maggiore produzione, maggiore ricchezza, maggiore scambio. Da Firenze il centro del capitalismo migrerà verso l’Olanda;
b. Le città italiane erano in permanente conflitto fra di loro e non è apparsa una forza egemone (come Parigi in Francia, Madrid in Spagna).
c. La forza economica e militare delle monarchie nuove in Europa (la Francia e la Spagna) è superiore a quella delle città italiane. Nel 1494, un esercito di legionari al comando di Carlo VIII di Francia (circa 20.000) sbaraglia Firenze e poi Roma. Finisce, dunque, il sogno dell’unificazione italiana. Dal 1494 fino al 1860 non è stato possibile realizzare l’indipendenza.
Si può dire che il quinto paradosso della letteratura italiana è che Dante ha participato alla vita política della città di Firenze e, probabilmente, sulla base di un intrigo del Papa è stato condannato all’esilio e a morte. Da quel momento ( 1302) non ha più messo piede a Firenze ed è morto in esilio, dove ha scritto buona parte della Divina Commedia e altre opere. La lingua “italiana” di Dante ha anche la funzione di denigrare il “dialetto” ( o meglio “la lingua” fiorentina) fiorentino. Possiamo dire che Dante è un poeta dell’esilio e la sua lingua e letteratura rispecchiano la problematica dell’esilio.
Citazione di una lettera di Dante, che rifiuta il perdono offertogli dalla città di Firenze:

«Non è questa, padre mio, la via del mio ritorno in patria, ma se prima da voi e poi da altri non se ne trovi un'altra che non deroghi all’onore e alla dignità di Dante, l’accetterò a passi non lenti e se per nessuna siffatta s’entra a Firenze, a Firenze non entrerò mai. Né certo mancherà il pane».

Um accenno alla Beatrice di Dante. Può essere considerata la metafora della transizione fra la morte della persona amata che prepara il terreno alla poesia.

1 commento:

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    Ciao
    Andrea

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